The complete joy of home brewing – fourth edition
Non avrei mai pensato di leggere un libro in inglese. Tanti anni fa lo ritenevo un traguardo difficile ma non impossibile da raggiungere. Quello che tentavo di capire (non era inerente la birra), era pieno di slang, tecnicismi. Per catturarne il senso, una vocale sì ed una consonante anche, dovevo ricorrere al mio fedele dizionario. Abbandonai, deciso che non era il momento.
L’opportunità è arrivata a 47 anni prendendo in mano il libro di Charlie Papazian “The complete joy of home brewing – fourth edition”. Questo nome (Charlie Papazian), in un modo o nell’altro, da tempo tornava spesso sotto i miei occhi. Quasi come un mantra o il ritornello di una canzone famosissima. Il mio tormentone dell’estate. La prima volta, sotto mentite spoglie, fu quando venni a conoscenza del filtro “Zapap”. Decisi che dovevo indagare colmando le mie lacune.
Ordinato online, dopo 2 giorni i miei polpastrelli accarezzano le intime pagine, depositarie di un sapere a me ancora negato. L’editore William Morrow ha scelto una carta dalla superficie semi ruvida, la cui tonalità è un compromesso tra il color avorio e il bianco precocemente sbiadito, a causa dell’insistente esposizione ai raggi di un torrido sole d’agosto. Inoltre, la grafite della matita resta imprigionata nei suoi micro pori, aiutando a sottolineare i passaggi importanti, le frasi d’effetto, che ti danno una energica scrollata permettendoti di acquisire sicurezza e fiducia.
Una accattivante copertina le protegge. Morbida e colorata, la grafica ti porta a fare un tuffo nel passato. Contemporaneamente mi trovo negli USA degli anni ‘60 e nell’ Italia degli anni ‘80, sui banchi di scuola, a quando prendevo appunti sul libro.
L’inizio è già tutto un programma:” Warning: This book, if loaned, may never be returned” (Attenzione, se questo libro viene prestato, potrebbe non essere restituito).
Con un senso di riverenza e aspettativa i miei occhi timidamente iniziano a scorrere sulla premessa, pronti a fare un passo indietro se non addirittura fermarsi per metabolizzare i concetti. Ma tutto d’un tratto mi trovo alla fine della prima pagina. Nessuno stop! Tutto è chiaro per cui si procede.
La lettura scorre fluida perché “Charlie” (spero perdoni questo eccesso di confidenza), ancor prima di essere ingegnere nucleare, fondatore dell’American Homebrewers Association (AHA), autore di testi, insegnante, e chi più ne ha più ne metta, è un homebrewer, l’Homebrewer con la H maiuscola. Proprio per questo motivo, cioè il voler trasmettere a molti le sue conoscenze, utilizza un inglese dal livello medio-basso per potere arrivare a tanti.
Nel leggerlo, è come se Mr. Papazian sia al tuo fianco. “Relax, don’t worry and have a homebrew!”. Ti prende per mano, passo dopo passo ti chiarisce eventuali dubbi. In questo testo si trovano tante risposte puntuali (non generiche) ai mille dubbi che un neofita deve affrontare. Io le chiamo le “pietre miliari” da cui partire. Poi, solo con la pratica e lo studio diventeranno capisaldi importanti.
Il “domozimurgo 1.0” può così apprendere nozioni, consigli, ricette, tecniche, trucchetti derivanti da anni e anni di cotte. Gli argomenti coprono tutto lo spettro che va dagli estratti luppolati all’ ALL Grain. Tutto il libro è improntato sulla semplicità, ad un approccio che ha come fondamenta il sano divertimento.
Questo libro è scritto, cito: “…per i futuri homebrewers, per coloro i quali si vogliono rilassare e produrre costantemente buona birra, giorno dopo giorno…”. Le varie sezioni sono realizzate avendo sempre in mente gli homebrewers: i principianti, gli intermedi, gli esperti e quelli che si aggiungeranno.
Molto spesso l’autore ricorda al lettore smarrito o preso da desideri irrefrenabili di accorciare tempi e tappe, di stare calmo, di ricordarsi che è un homebrewer e che non c’è nulla di male o di sbagliato se i mezzi a disposizione non sono dei più tecnologici o all’avanguardia. Il risultato finale è quello che conta. La birra nel bicchiere e il piacere di descriverla ad amici e parenti. Pertanto…“Relax, don’t worry and have a homebrew!”
L’ho letto due volte e mi appresto ad iniziare la terza. La prima è servita per fissare i paletti sugli argomenti di maggiore interesse. E’ filata liscia come leggere un giallo di Agata Christie. Emozionante al punto che non ci si accorge di essere arrivati alla fine. La seconda, per sottolineare passaggi importanti e fare le giuste correlazioni. L’ultima (per il momento), sarà necessaria per realizzare un sommario che raccolga tutti “MUST”, “best practice” che vorrò sempre avere a portata di mano.
Insomma, chi può lo compri. Chi ha timori perché frenato dall’inglese si faccia aiutare da qualcuno che conosce la lingua madre di sua Maestà la regina. Leggetelo assieme. Organizzate sessioni allargate come si faceva tempo fa nei salotti della nobiltà. Tutti ne trarranno beneficio.
Ascoltate, annotate, praticate ma soprattutto “Relax, don’t worry and have a homebrew!”
Giovanni Messineo
beh giovanni , hai ragione grande libro anche se ci ho messo un po’ per leggerlo (essendo limitati nella lingua)