Il CORIANDOLO

Essere un HB (HomeBrewer) ti dà la possibilità di venire a contatto con molte altre persone che condividono con te tutto ciò che gravita attorno al mondo della birra artigianale prodotta in casa.

E’ così infatti che per caso ho avuto modo di conoscere un ragazzo iscritto nel gruppo Telegram “Birra – Fai da te” al quale aderiscono 280 appassionati con cui ci si scambia opinioni e consigli.Un giorno, parlando di spezie e del loro utilizzo in cotta si nomina il “coriandolo” che la sua famiglia coltiva. Questo nome mi riporta al 2011, quando in Cina per motivi di lavoro ebbi modo di assaggiare una pietanza locale insaporita con le foglie di questa pianta (che allora non conoscevo). Un gusto tremendo, di ferro arrugginito che legava la bocca. Immangiabile! Ma iniziando a fare birra in casa ho scoperto l’esistenza dei semi di coriandolo che nulla hanno a che vedere in termini di aroma e gusto. Tutt’altra cosa.Ne ordino una “trechilata” per brassare delle Saison. Arriva. A pacco ancora chiuso si sente il profumo che attraversa il sacco di plastica, lo scotch e il cartone chiuso a tenuta stagna. Nulla a che vedere con le belle ma ingannatrici foglie verdi.

Li suddivido in parti uguali da distribuire a chi me ne ha chiesti . Non vi nascondo che mi sembrava di essere un ricettatore. Perché è vero che si parla di “droga”, ma non nel senso che pensate voi.

Una parte è stata macinata per ricavarne un mix da utilizzarsi per aromatizzare la carne per il BBQ.

Il coriandolo (Coriandrum sativum, L. 1753) o prezzemolo cinese o con il nome spagnolo cilantro, è una pianta erbacea annuale della famiglia delle Apiaceae (o Umbelliferae) ed è originaria dei Paesi del Mediterraneo. Del coriandolo sono utilizzate sia le foglie, più piccanti e apprezzate soprattutto in Oriente (per questo è conosciuto anche come prezzemolo cinese), che i frutti, granelli simili al pepe, gialli e dal sapore dolciastro che ricorda i limoni.

Appartiene alla stessa famiglia del cumino, dell’aneto, del finocchio e del prezzemolo. Coriandrum è una parola latina citata da Plinio (Naturalis Historia), che ha le sue radici nella parola greca “corys” o “korios” (cimice) seguita dal suffisso -ander (somigliante), in riferimento alla presunta somiglianza dell’odore emanato dai frutti acerbi o sfregando le foglie.

Nelle civiltà mediterranee trovò impiego fin nell’antichità come pianta aromatica e medicinale; in alcune tombe egizie viene raffigurato come offerta rituale. Il suo utilizzo da parte dei Micenei è attestato nelle tavolette in lineare B, dove appare definito già come “ko-ri-a-ndo-no“. I Romani lo usarono moltissimo e Apicio ne fa la base di un condimento chiamato appunto “Coriandratum“. Secondo Plinio il Vecchio (Naturalis Historia, XX, 82), mettendo alcuni semi di coriandolo sotto il cuscino al levar del sole si poteva far sparire il mal di testa e prevenire la febbre.

Il coriandolo è carminativo, antispasmodico e stomachico, è quindi un buon rimedio naturale contro coliche addominali, difficoltà digestive e gonfiore.

Con il coriandolo si può preparare un infuso digestivo, efficace e dal sapore aromatico: basta mettere 2 gr. di semi di coriandolo in 100ml di acqua bollente per qualche minuto. Un paio di cucchiai dopo i pasti saranno sufficienti per favorire la digestione e l’eliminazione dei gas intestinali. Il suo effetto stimolante attenua il senso di fatica, combatte l’inappetenza e lo rende un buon tonico per l’attività cerebrale e per il sistema nervoso. Il coriandolo ha inoltre un effetto fungicida e antibatterico.

Questa spezia si presta molto bene a insaporire zuppe e minestre, legumi, carne, pesce e verdure, in particolar modo cavoli e crauti. I semi interi sono indicati nella preparazione di sottaceti e salamoie mentre macinati sono perfetti per insaporire carne, pesce e insaccati per suo sapore delicato.

Degli accostamenti con altre spezie da provare sono quello con timo e pepe per dare un tocco esotico al riso bollito e quello con la noce moscate per insaporire il purè di patate. Adoperato nelle preparazioni di insaccati (spesso scambiato per pepe) e come aroma per liquori e digestivi. In Oriente sono più utilizzate le foglie, il cui odore è molto forte e non risulta a tutti gradevole, per aromatizzare insalate e zuppe.

Quando si semina il coriandolo è bene sapere che può influenzare la crescita delle piante vicine: ad esempio il finocchio soffre se coltivato accanto al coriandolo mentre l’anice ne trae vigore.

Altra curiosità legata al nome di questa spezia è il motivo per cui oggi chiamiamo coriandoli i pezzetti di carta colorata che per tradizione si lanciano a Carnevale: nel XV secolo durante i festeggiamenti si lanciavano confetti che spesso consistevano in semi di coriandolo glassati. Nel tempo questi dolcetti di zucchero si sono trasformati fino a diventare i dischetti di carta che conosciamo oggi e che hanno mantenuto il nome della spezia che hanno sostituito.

Fonte: Wikipedia

Giovanni Messineo

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