-14- Un sobillatore d’eccezione in birreria
Tutti noi
abbiamo sentito parlare di Adolf Hitler (Braunau am
Inn, 20 aprile 1889 – Berlino, 30 aprile 1945) ma forse pochi sanno che attorno
a questa figura ha trovato spazio anche il mondo della birra. Andiamo a
conoscere in quali circostanze.
Il primo
dopoguerra è stato un momento di forti tensioni politico-sociali. Hitler venne
ingaggiato per ricoprire un ruolo importante all’interno della commissione dei
servizi di spionaggio. Fu incaricato di investigare sul tentativo non andato a
buon fine di instaurare a Monaco un governo sovietico. Poco dopo fu nominato ufficiale
educatore (Bildungsoffizier), per tenere sotto
osservazione i promotori della pace. Il suo ruolo era connesso alla Reichswehr (le forze di difesa della Repubblica di Weimar che operavano per
garantire l’ordine interno e la sicurezza).
Da tempo aveva
pensato di mettersi in politica e mai come ora gli si era presentata una buona
occasione che ancora una volta avrebbe messo in risalto le sue doti, nel
raccogliere informazioni su piccoli gruppi di dissidenti e cospiratori vari.
Nel settembre 1919 lo Stato Maggiore
gli chiese di fare delle ricerche su una associazione che si autoproclamava “Partito
tedesco dei lavoratori”. Una sera si recò nella birreria Sterneckerbräu, dove si erano riuniti circa venticinque sostenitori
di questo Partito.
Nel suo
libro Mein Kampf (La mia
battaglia), Adolf dichiara di non essere rimasto particolarmente colpito da
ciò che udì e vide. Per lui, quello non era un Partito, ma un piccolo gruppo di
gente inoffensiva. Ad un certo punto uno degli oratori iniziò a parlare di una
Baviera indipendente. Hitler, mosso dalla sua mania di protagonismo si mise in
mostra con una veemente arringa che aveva al centro del discorso la Germania
unita, indomita e grandiosa. Tutti i presenti, intimoriti e nascosti dietro i
loro boccali, fissavano sbalorditi quel perfetto sconosciuto. Al termine del
suo sermone Anton Drexler (Monaco di Baviera, 13
giugno 1884 – Monaco di Baviera, 24 febbraio 1942), fondatore del Partito
Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori (NSDAP), gli consegnò un opuscolo
contenente gli obiettivi del gruppo e la tessera del partito. Era diventato il
55° iscritto.
La tradizione
tedesca fonda le proprie radici anche sugli incontri nelle birrerie (Bierhallen).
Lo storico romano Publio Cornelio Tacito (Gallia 55 d.C. – 117 d.C.) scrisse che i popoli germanici amavano bere
birra mentre discutevano di questioni importanti. Erano luoghi in cui le masse
si incontravano facilmente perché non serviva prenotare una sala per bere
facilmente una birra. Le birrerie erano luoghi perfetti per dibattiti pubblici.
Nell’atmosfera di questi luoghi, un maestro dell’arte oratoria poteva ottenere ampi
consensi.
Hitler era figlio
dei caffè di Vienna ma imparò presto a muoversi nelle Bierhallen di
Monaco, luoghi prediletti per esprimere le sue idee.
Nell’autunno 1919 il numero dei
membri del partito crebbe a dismisura. Hitler annunciò che l’assemblea generale
del 1920 si sarebbe tenuta nella famosa birreria Hofbräuhaus di Monaco, dotata di una capienza di quasi duemila
persone. Secondo il resoconto di alcuni testimoni, l’incontro fu caratterizzato
da un grande entusiasmo. Ai tavoli fu un continuo susseguirsi di boccali di
birra. Anni dopo nel suo Mein Kampf Hitler scrive: «Ora, nel popolo tedesco circolano principi
che non potranno più essere dimenticati».
Nel triennio
successivo Hitler frequentò tante altre birrerie. Nell’estate del 1921 era
diventato l’unico leader indiscusso del partito, questo ben prima che il
quartier generale del partito si trasferisse dalla piccola stanza posta sul
retro della birreria Sterneckerbräu alle sale spaziose della birreria Cornelius.
Lo Stato
federato della Baviera era governato da un triumvirato composto dal commissario
di stato Gustav von Kahr, dal generale Otto von Lossow, comandante delle truppe
militari di stanza in loco, e dal colonnello Hans von Seisser, capo della
polizia di Stato bavarese. Quando nell’autunno 1923 il governo di Berlino
stabilì la chiusura del giornale nazionalsocialista Völkischer
Beobachter e l’arresto di alcuni ufficiali di gruppi paramilitari in
nome dell’ordine pubblico e della sicurezza, il governo bavarese annunciò che
non intendeva obbedire a quell’ordine, né a qualsiasi altro diktat emesso da
Berlino.
A Monaco il
clima si fece incandescente. Hitler, fautore dell’idea politica di una Grande
Germania (Großdeutschland), più dei decreti del governo centrale cominciò
a temere che Kahr dichiarasse l’indipendenza della Baviera e si potesse perfino
prefigurare il ritorno al trono della dinastia reale dei Wittelsbach. Decise
quindi che era arrivato il momento di agire.
Kahr (Weißenburg
in Bayern, 29 novembre 1862 – Dachau, 30 giugno 1934) avrebbe parlato in quella
che era la più grande birreria di Monaco, la Bürgerbräukeller. L’anno di fondazione
di questo colosso fu il 1885 e quando il birrificio Bürgerliches Brauhaus nel
1920 si fuse con il birrificio Löwenbräu, “birra del leone”, nel locale
s’iniziò a servire birra con il marchio del re della foresta. Gli attivisti del
partito nazista erano dei frequentatori assidui della Bürgerbräukeller.
Sebbene fosse ebreo, il maggior azionista della Löwenbräu,
Joseph Schülein, non sembrava desse fastidio agli
avventori nazisti.
Kahr iniziò il suo discorso presso una
sala colma di interessati. Dopo quasi un’ora le porte della sala si
spalancarono e Adolf Hitler entrò marciando fino a giungere in prossimità di un
tavolo. Vi salì, sparò dei colpi in aria ordinando a tutti di ascoltarlo in
rispettoso silenzio. Nel frattempo, gli uomini che lo avevano scortato
imbracciarono i fucili puntandoli sulla gente che aveva la via di fuga bloccata
da una mitragliatrice posta all’uscita.
Hitler montò
sul palco tuonando che la rivoluzione nazionale era iniziata. A tutti venne
proibito di lasciare la sala. Hitler continuò dicendo che i governi nazionali e
gli stati federati erano caduti, che si stava formando un governo provvisorio e
che la polizia e le forze armate erano dalla parte della rivoluzione.
A quel punto
entrò in scena il generale Erich Ludendorff (Kruszewnia, 9 aprile 1865 – Tutzing,
20 dicembre 1937). Il militare sfoggiava tutta la raffinatezza di un gerarca
tedesco, con tanto di stivali scintillanti ed elmo a spillo.
Hitler si
ritirò in una stanza adiacente per discutere con Kahr,
Lossow e Seisser. Hermann
Göring cerco di calmare gli animi e riportare la serenità: «Abbiamo le migliori intenzioni… Non c’è
motivo di preoccuparsi e, dopotutto, c’è la birra!», disse ai presenti
mentre venivano serviti ai tavoli.
Hitler
annunciò al triumvirato della Baviera che erano tutti in ostaggio e comandò
loro di aderire alla rivoluzione, di unirsi al colpo di Stato e di entrare a
far parte del nuovo governo bavarese per svolgere i compiti da lui assegnati. I
tre presi alla sprovvista ebbero a pensare che si trattasse di uno scherzo di
pessimo gusto. Loro tutti discendenti di famiglie altolocate con tanto di von davanti
al cognome, guardarono Hitler come solo ufficiali e nobili tedeschi possono
guardare un ex caporale e misero in chiaro che non avrebbero mai accettato di
collaborare con lui. Hitler però tornò in sala affermando che si era appena costituito
un nuovo governo di cui lui stesso sarebbe stato il capo mentre Ludendorff (che non conosceva nemmeno il motivo per cui era
stato invitato da Hitler a questa riunione), sarebbe diventato il comandante
supremo delle forze armate. La sala eruppe in grida di tripudio tali da far
tremare i muri.
Adolf, trionfante e sicuro di sé, ritornò dove erano momentaneamente
segregati Kahr, Lossow e Seisser i quali, avendo sentito tutto, si dissero disposti
ad appoggiarlo pubblicamente. Gli umori erano alle stelle. I boccali
volteggiavano in aria, la banda di ottoni suonava la marcia trionfale e i più
esaltati ballavano sui tavoli. Solo Ludendorff sembrava un po’ scontento per il
fatto che il nuovo dittatore della Germania sarebbe stato Hitler e non lui.
Gli uomini
delle SA (le Sturmabteilung o SA, letteralmente
«reparto d’assalto» furono il primo gruppo paramilitare del Partito Nazista: sono
conosciute anche come camicie brune a causa del colore della loro divisa) assunsero
il controllo di diversi punti chiave della città. Ci furono degli scontri con l’esercito
regolare tanto che Hitler andò personalmente a vedere.
Ritornato
alla birreria Bürgerbräukeller il clima festaiolo era
scemato. Il triumvirato se ne era andato e riacquistata la libertà dichiarò
nullo l’appoggio al colpo di Stato, estorto sotto ricatto.
Figura 9 – 1923: riunione del partito nazionalsocialista nella
birreria luogo del fallito colpo di Stato
Il Putsch di
Monaco (noto anche come “Putsch della birreria”), stava mancando
l’obiettivo del colpo di Stato.
La mattina
seguente Hitler si mise alla testa di migliaia di nazisti che mossero verso il centro
di Monaco. Bandiere con la svastica sventolavano sorrette da uomini trionfanti.
Facendo leva sul prestigio di Ludendorff riuscirono a
passare un primo posto di blocco presso il ponte del fiume Isar, ma non appena
giunsero in centro a Odeonsplatz, trovarono davanti a
loro poliziotti armati. Partirono i primi colpi (non si hanno fonti certe su
chi iniziò per primo). Sicuramente tre poliziotti e sedici nazisti persero la
vita.
Nel processo
che seguì a carico di Hitler, fu dichiarato colpevole di tradimento e
condannato a cinque anni di reclusione.
Sui gusti di
Hitler riguardo alla birra o altre bevande, non si sa molto. Ernst Hanfstaengl,
suo amico di Monaco, riferì che a volte Hitler si dissetava con un boccale di
birra scura. Tuttavia, al suo processo per tradimento nel 1924 Hitler dichiarò
di essere astemio e di ricorrere ad acqua e qualche sorso di birra solo per inumidire
la gola secca.
La
propaganda nazista ha sin dall’inizio presentato Hitler come un vegetariano
salutista, amico dell’acqua minerale. Ma l’immagine creata da Joseph Goebbels,
ovvero quella di un Hitler astemio, non fumatore e vegetariano, non trova
fondamento. Ne è testimonianza il fatto che ogni mese il birrificio Holzkirchner Oberbräu consegnava al
Führer partite di birra speciale (una lager scura con
un grado alcolico inferiore al 2%, appositamente preparata per lui). A conferma
di ciò, il servizio di spionaggio britannico, nel progettare l’operazione Foxley del 1944, tentò di ricorrere all’avvelenamento della
birra per porre fine alla vita di Hitler.
Fonti: Wikipedia; Storia dell’Europa in 24 pinte